Avviso 4/2016 per il contrasto alla grave emarginazione adulta
L'Avviso pubblico n. 4/2016 finanzia interventi per il contrasto alla grave emarginazione adulta e alla condizione di senza dimora. Pubblicato il 3 ottobre 2016, ha destinato 50 milioni di euro, di cui 25 milioni a valere sul PON Inclusione e 25 milioni a valere sul PO I FEAD, agli Enti Territoriali, a seconda della diversa numerosità delle persone senza dimora presenti sul territorio.
L'obiettivo principale consiste nel supportare gli Enti territoriali nella attuazione degli interventi rivolti alle persone senza dimora nel periodo 2016-2019 (attività prorogate al 31 dicembre 2021 con Decreto Direttoriale n. 199 del 27 maggio 2021).
L'esperienza italiana rappresenta una buona pratica europea di integrazione di fondi destinati a contrastare la povertà e l'esclusione sociale. L'Avviso 4/2016, infatti, consente di finanziare con un solo progetto due distinte tipologie di azioni che vanno a strutturarsi e completarsi a vicenda:
- PON inclusione finanzia il rafforzamento dei servizi territoriali per la presa in carico dei senza dimora
- Programma Operativo FEAD (Fondo di aiuti europei agli indigenti) finanzia l'acquisto di beni materiali da utilizzare ad esempio nell'erogazione di servizi a bassa soglia.
I progetti finanziati devono essere conformi alle Linee di indirizzo per il contrasto alla grave emarginazione adulta, con le quali il Ministero ha fornito gli indirizzi ai diversi livelli di governo per assicurare interventi organici e strutturati per le persone senza dimora e con particolari fragilità, sostenendo l'adozione di un modello strategico integrato di intervento dei servizi sociali orientato verso l'approccio cosiddetto dell'housing first.
Le linee di indirizzo promuovono infatti il superamento di approcci di tipo emergenziale, che consistono nel dispiegamento straordinario di risorse temporanee per la soddisfazione di bisogni primari, in favore di approcci maggiormente strutturati, volti al perseguimento del maggior grado di inclusione sociale possibile per ciascuna persona in stato di bisogno. In quest'ultima tipologia rientra l'approccio housing first, che assume il rapido re-inserimento in un'abitazione come punto di partenza affinché le persone senza dimora possano avviare un percorso di inclusione sociale, supportato dai servizi.
Anche i servizi e gli interventi di bassa soglia o di riduzione del danno possono essere concepiti in una logica non emergenziale, bensì all'interno di un sistema integrato per fornire servizi di pronta e prima accoglienza svolti in strada o in strutture di facile accessibilità, in una dimensione di prossimità rispetto alla persona bisognosa.
Con il Decreto Direttoriale n. 287 del 14 agosto 2020 è stata avviata la procedura per il rifinanziamento dell'Avviso 4. Vedi news del 14 agosto 2020.
Le dimensioni del fenomeno
Dalle due indagini nazionali sulle persone senza dimora e sui servizi ad essa dedicati, promosse in convenzione dal Ministero, dalla Fio.PSD, dalla Caritas Italiana e dall'Istat, e pubblicate dall'Istat il 9 ottobre 2012 e il 10 dicembre 2015, emerge un quadro conoscitivo del fenomeno della grave emarginazione adulta in Italia che presenta una leggera crescita – i senza dimora sono passati da poco meno di 48 mila nel 2011 ad oltre 50 mila nel 2014 – ed una estrema eterogeneità territoriale dell'offerta dei servizi, con grave carenza in alcuni territori e insufficiente articolazione, soprattutto con riferimento ai servizi non di bassa soglia e volti al pieno reinserimento socio-lavorativo delle persone senza dimora.
Svolta su 158 comuni italiani, selezionati in base alla loro ampiezza demografica, l'ultima indagine conferma le principali caratteristiche delle persone senza dimora: si tratta per lo più di uomini (85,7%), stranieri (58,2%), con meno di 54 anni (75,8%) - anche se, a seguito della diminuzione degli under34 stranieri, l'età media è leggermente aumentata (da 42,1 a 44) - o con basso titolo di studio (solo un terzo raggiunge almeno il diploma di scuola media superiore). Cresce rispetto al passato la percentuale di chi vive solo (da 72,9% a 76,5%), a svantaggio di chi vive con un partner o un figlio (dall'8% al 6%); poco più della metà (il 51%) dichiara di non essersi mai sposato
Rispetto alla precedente indagine, le differenze tra utenti stranieri ed italiani si vanno riducendo in termini di età, durata della condizione di senza dimora e titolo di studio, nonostante la componente italiana rimanga più anziana, meno istruita e da più tempo nella condizione di senza dimora. La perdita di un lavoro stabile insieme alla separazione dal coniuge e/o dai figli si confermano come gli eventi più rilevanti nel percorso di progressiva emarginazione che conduce alla condizione di "senza dimora"; un peso di un certo rilievo, seppur più contenuto, lo hanno anche le cattive condizioni di salute (disabilità, malattie croniche, dipendenze).
- La seconda indagine sulle persone senza dimora (anno 2014, pubblicata a dicembre 2015)
- La prima indagine nazionale sulle persone senza dimora (anno 2011, pubblicata a ottobre 2012)
- Il censimento nazionale sui servizi alle persone senza dimora (realizzato prima dell'indagine per definire un quadro sul fenomeno)
Per approfondimenti: